La lettera dell’amato / Le parole per domani

Mia amata,

in principio ci furono due parole: una infilata nella cruna di un bacio per cucire l’abisso di un batticuore; l’altra scritta sul bagnasciuga in attesa di salire a bordo di un amore.

R. Foletti - Il guardiano del faro

R. Foletti – Il guardiano del faro

La prima nacque e svanì, ma continua a risuonare nell’eco dei momenti che non conoscono il tramonto.

L’altra svanì senza nascere, inutilizzata, salata dalla vita e mangiata dal mare.

I miei pensieri vorrebbero scortarla al suo destino, ma qualcosa li distrae.

Qui dove mi trovo, sulle rive del mare, corrono dietro a un pallone bambini snelli come esclamativi da piantare sul velluto delle dune, per dire la vita che esulta contro la vita che riempie di sale i baci e le parole.

 

Compiono gesti giganteschi, quei bambini.

Per ogni formica schiacciata fanno esplodere un tuono, per ogni unghia limata alle lucertole promettono brividi alla schiena dei muri abbandonati al sole.

Soffiano sui mulini e li fanno girare come se possedessero il segreto del vento, i bambini, del vento che soffia il pallone del mondo e lo fa rimbalzare negli incanti.

Crudeli e meravigliosi, mia amata, quei bambini sono esclamativi infilati nel respiro, sono parole d’esordio che balbettano la vita, collana di formiche in grazia dei cieli e delle evanescenze.

 

Con tutta questa umanità che mi esplode nella pancia, mi muovo verso il margine dell’onda, mia amata.

C’è un uomo al mio fianco. Ha una rete nelle mani sottili che si muovono come un ragno sulla tela.

Ha pescato qualcosa che si agita nella rete come fanno i pesci elettrici e braccati. Ma pesci non sono.

Sono le parole d’amore inutilizzate”, mi dice senza che io abbia chiesto di sapere.

Le raccolgo e le conservo per gli innamorati del giorno dopo. Metto io le frecce d’amore nella balestra delle gole”.

Con la certezza che dunque quanto svanisce non svanisce, ma scompare semplicemente ai nostri ascolti, rivolgo il mio naso al mare, mia amata.

R. Foletti - Alter Ego

R. Foletti – Alter Ego

Come si può attraversare il mare senza riceverlo a mareggiate? Come si può abitarlo senza seminare sale sulle labbra, senza farsi ballare la vita dalle onde, senza farsi sollevare ai respiri della luna sul palmo delle maree, senza fare il conto di cosa resta e cosa si perde nella risacca degli incontri?

Con la lingua bruciata dal sole, i marinai condividono destini simili agli scrittori che nelle notti di vita incontenibile, si mettono in viaggio nel mare degli inchiostri e in quelle geografie che sorgono di passo in passo, fanno i conti con i sortilegi della scrittura.

Chi scrive si scrive addosso, chi semina segni ne resta segnato, mia amata.

È il pegno di chi soffia la vita nelle parole e il mare nelle conchiglie: diventare la creazione di ciò che si inventa, figli delle proprie creature.

È arrivata la sera, mia amata, e sul brivido dell’acqua a lumelle e lucciole e lumi, si spalma una luna piena come le mani delle preghiere.

Parte dal bagnasciuga e percorre il mare fino al buio.

Con la pazienza di una lumaca, dentro quel sentiero luminoso arriva una nave, e quando entra nel riflettore del tragitto, la rassomiglio alle parole d’amore che incontrano finalmente un batticuore.

Con questo pensiero, le carezze delle onde al bagnasciuga diventano una ninna nanna che mi fa scivolare in fondo alla notte.

 

A presto, mia amata.

 

Parma, 18 febbraio 2018 – Libreria Diari di Bordo